Intervista ad Andrea Fiorini
E’
stato senza ombra di dubbio il grande protagonista dell’ assemblea elettiva
dello scorso 12 gennaio a Roma. Fra i consiglieri federali è stato quello che
ha preso il maggior numero di voti (127), uno in più del vice presidente Pierangelo
Beretta, ma la ciliegina sulla torta è arrivata nella riunione del primo
consiglio federale, quando è stato
nominato dallo stesso vice presidente, un riconoscimento per la grande opera
che fa per il tamburello. Stiamo parlando di Andrea Fiorini, che in quest’
intervista ci racconta le sue sensazioni, i suoi obiettivi per il futuro e le
sue considerazioni sul quadriennio olimpico appena concluso.
D. Cosa vuol dire per
te passare da consigliere federale a vice presidente?
R. E’ senz’altro un motivo
di orgoglio personale per il quale
ringrazio il Presidente Emilio Crosato e tutto il Consiglio Federale per aver
pensato alla mia figura per un ruolo così prestigioso. Sono
consapevole che tale carica impone anche dei risvolti istituzionali verso la
Federazione, ma come ho avuto modo di dire in assemblea a Roma, io sono e
rimango un uomo di campo e pertanto continuerò a dare il mio contributo al
mondo del tamburello, alternando la mia presenza sia sui campi di gioco sia
nelle sedi istituzionali, cercando di
rappresentare al meglio tutte le società e le persone amanti del nostro sport
che hanno voluto accordarmi la loro fiducia e che qui pubblicamente ringrazio.
D. Come giudichi il lavoro svolto dalla Federazione
nel quadriennio olimpico appena concluso?
R. Sicuramente il mio giudizio è positivo nel suo complesso pur
dovendo evidenziare alcuni aspetti del sistema che vanno ancora migliorati che sono i rapporti tra la Federazione e gli
organi periferici piuttosto che un maggior coinvolgimento delle Commissioni le
quali devono essere operative e snelle. Ma non possiamo certo scordarci tutto
quello che di buono è stato fatto. Sintetizzando
il quadriennio sottolineo che l’aver assicurato tutta l’attività ordinaria,
implementandola pure con alcune manifestazioni sia nazionali che
internazionali, in un momento particolarmente difficile dal punto di vista
finanziario senza peraltro aver penalizzato le società sia già di per sé un
grande merito.
D. Quali a tuo giudizio i lati positivi e dove
bisogna lavorare ancora sodo?
R. Io continuo a sostenere che l’attività giovanile deve essere lo specchio di una Federazione ed è per questo che i vari Comitati vanno accompagnati nei vari processi in quanto la conoscenza dei territori è essenziale per produrre poi dei programmi di crescita. Senza dimenticare le potenzialità delle specialità indoor e tambeach che potrebbero trovare sbocchi positivi anche se, soprattutto per quanto riguarda il tambeach, procurare spazi mediatici per lanciare qualche specialità di questi tempi mi sembra cosa abbastanza improba.
R. Io continuo a sostenere che l’attività giovanile deve essere lo specchio di una Federazione ed è per questo che i vari Comitati vanno accompagnati nei vari processi in quanto la conoscenza dei territori è essenziale per produrre poi dei programmi di crescita. Senza dimenticare le potenzialità delle specialità indoor e tambeach che potrebbero trovare sbocchi positivi anche se, soprattutto per quanto riguarda il tambeach, procurare spazi mediatici per lanciare qualche specialità di questi tempi mi sembra cosa abbastanza improba.
D. In Trentino si sono organizzate di recente diverse manifestazioni nazionali sia indoor che open quale a tuo giudizio quella riuscita meglio?
R. A mio giudizio tutte sono riuscite in modo soddisfacente, anche se ognuna magari ha presentato delle
criticità e quindi tutto può essere migliorabile. Risulta per esempio ancora
molto difficile portare tanto pubblico nelle manifestazioni indoor, anche se trattasi di una Coppa Europa anziché
una Coppa Italia a meno che esse non siano manifestazioni giovanili lì il discorso cambia radicalmente. Non a caso
l’evento più seguito sono state sicuramente le finali giovanili open, dove il
gran numero di squadre e atleti hanno moltiplicato in modo esponenziale gli
spettatori. Certo è che non posso essere io a giudicare la riuscita di
manifestazioni che mi vedevano direttamente coinvolto nell’organizzazione e
quindi preferisco lasciare agli altri questo tipo di giudizio, perché è del tutto evidente che il mio sarebbe
influenzato dal mio stesso operato.
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